Cinecittà, luci spente sul futuro degli studios tra parchi a tema e piani edilizi l’eterna lite pubblico-privato

Marzo 13, 2014 Cultura

Trattativa infinita tra la compagine degli imprenditori privati guidati da Luigi Abete e il socio istituzionale controllato dal ministero dei Beni Culturali. Sul tavolo vari fronti, dalla modernizzazione degli studios, di cui c’è un assoluto bisogno, all’utilizzo del marchio “Cinecittà” anche per il maxi parco a tema “Cinecittà World” che sorgerà nella zona di Castel Romano e dovrebbe aprire al pubblico in primavera, a un piano immobiliare contestato

Cinecittà, luci spente sul futuro degli studios tra parchi a tema e piani edilizi l'eterna lite pubblico-privato

È ancora fumata nera per l’accordo sul futuro di Cinecittà. Da un lato la compagine degli imprenditori privati guidati da Luigi Abete; dall’altro il socio pubblico, controllato dal ministero dei Beni Culturali.

Le partite aperte sul tavolo della trattativa sono tante e vanno dalla modernizzazione degli studios, di cui c’è un assoluto bisogno, all’utilizzo del marchio “Cinecittà” che i privati si sono assicurati anche per il maxi parco a tema “Cinecittà World” che sorgerà nella zona di Castel Romano e dovrebbe aprire al pubblico nella primavera del 2014, a un piano immobiliare contestato. Ma il vero nodo che tiene inchiodati al tavolo il ministro dei Beni Culturali e Luigi Abete, presidente del Gruppo Ieg (Italian Entertainment Group), è la questione del canone di locazione annuo da oltre 2,5 milioni di euro. I soci privati, tra i quali detengono partecipazioni rilevanti Aurelio De Laurentiis e Diego Della Valle, vogliono strappare un contratto più vantaggioso e ad oggi il ritardo accumulato nel pagamento dell’affitto supera i 2 milioni. Ma questo non è tutto, perché al tavolo della trattativa siede anche un convitato di pietra che si chiama “investimenti”, un fantasma che negli ultimi anni è sfuggito a qualsiasi programmazione e a qualsiasi patto, e che oggi rappresenta la vera minaccia per la sopravvivenza dei teatri storici di Cinecittà.

Investimenti,  il patto mai rispettato. Il peccato originale ha una data: 4 dicembre del 2012. Quel giorno il direttore generale per il Cinema del MiBac, Nicola Borrelli, e gli imprenditori che gestiscono Cinecittà firmano un accordo che prevede un investimento di 7 milioni di euro nella modernizzazione del sito da spalmare per tutto il 2013. Ad oggi ben poco di quei fondi è stato veramente speso. Nessuno ha messo seriamente mano al portafoglio: non lo hanno fatto i soci privati che hanno preferito dirottare la liquidità disponibile altrove (parchi e intrattenimento), e non lo ha fatto il ministero, che ha riposto in un cassetto il patto firmato alla presenza delle sigle sindacali. E a nulla sono valse le proteste dei lavoratori, che qualche mese prima la firma dell’accordo, nell’agosto del 2012, erano saliti sui tetti per denunciare lo stato di abbandono di alcuni teatri storici.

Cinema, “un business che non rende più“. All’inizio della sua esperienza in Cinecittà Studios, Luigi Abete riunisce i giornalisti in un’affollata conferenza stampa e dichiara: “È, era e sarà tecnicamente impossibile deviare dall’attività prevalente della produzione cinematografica in quanto un’eventuale deviazione farebbe decadere automaticamente tutti i contratti”. Quindici anni dopo molte cose sono cambiate e il business sembra aver cambiato strada, dal cinema all’intrattenimento. L’azienda, controllata all’80% da Ieg e al restante 20 da Cinecittà Luce, ha iniziato la sua attività nel 1998 con ricavi superiori a 60 miliardi di lire, debiti per 43 miliardi e una perdita di 754 milioni. Con l’arrivo dell’euro (bilancio 2002) i ricavi hanno raggiunto i 39 milioni, 24,7 milioni i debiti e 860mila euro gli utili. Complice la crisi economica, negli ultimi anni l’azienda ha vivacchiato, assistendo a una contrazione costante dei ricavi (21 milioni a bilancio 2011), a una riduzione dei debiti e all’andamento altalenante degli utili e delle perdite.

L’ultimo bilancio depositato da Cinecittà Studios il 31 dicembre del 2012 conferma quanto la crisi, unita a una strategia industriale non vincente, abbia mangiato gran parte del business. Il 2012 si è chiuso con una perdita di 5,6 milioni di euro, ricavi a 16 milioni (in netto calo rispetto ai 25 milioni del 2011) e debiti in aumento, da 27 a 32 milioni di euro. In particolare  –  si legge nella Relazione alla Gestione allegata al bilancio  –  “il calo di fatturato derivante dalla diminuzione di produzioni televisive ha raggiunto valori importanti, superiori ai 4,5 milioni di euro, impattando in maniera notevole sul risultato economico d’esercizio”.

Poco cinema, tanto divertimento. Il documento consuntivo del 31 dicembre 1998, che rendiconta il primo anno di gestione privata, elenca una ad una le 78 produzioni accolte negli Studios di via Tuscolana. Si va dal “Fantasma dell’opera” di Dario Argento a “La Cena” di Ettore Scola, da “Panni sporchi” di Mario Monicelli a “Un tè con Mussolini” di Franco Zeffirelli, da “Il talento di Mr. Ripley” di Anthony Minghella fino a “Il dolce rumore della vita” di Giuseppe Bertolucci. Di fronte a questo lungo elenco di capolavori, impallidisce la produzione attuale che, a parte alcune opere di valore come l’ultimo film di Carlo Verdone “Sotto una buona stella”, quello di Pupi Avati con Riccardo Scamarcio e un atteso ritorno di Gabriele Salvatores, è incentrata soprattutto su produzioni e programmi televisivi. Mentre i ricavi di Cinecittà Studios si vanno assottigliando, i suoi azionisti hanno iniziato a diversificare gli investimenti tralasciando il grande schermo per qualcosa di più redditizio.

Oggi le porte degli storici Studios sono aperte all’organizzazione di eventi aziendali e privati attraverso il veicolo societario Cine District Entertainment. Un qualunque magnate italiano o straniero può decidere di festeggiare un evento speciale sul set di “Roma Repubblicana”, dentro il teatro 10 e il teatro 1, oppure tra le scenografie più belle dei film storici girati a Cinecittà. Per gli azionisti questo è un modo di diversificare, trarre profitto dalle eccellenze e dalla storia degli Studios, ma soprattutto garantire occupazione e lavoro. Per molti altri, siamo di fronte a un modello di business che distrae investimenti importanti dal cinema, il cui sviluppo dovrebbe essere l’unica condizione imprescindibile per la sopravvivenza della joint-venture pubblico/privata che guida Cinecittà.

Parchi a tema, resort e natura. La strategia della diversificazione porta lontano. Fuori dai confini di Roma, nei terreni di Castel Romano, dove le ruspe sono al lavoro dalla mattina alla sera per chiudere i cantieri di Cinecittà World, il grande parco tematico che dovrebbe aprire al pubblico nella prossima primavera. L’operazione, ancora una volta, è nelle mani dei privati che  –  attraverso Italian Entertainment Group  –  detengono il 67,5% del capitale di Cinecittà Entertainment, l’azienda che a sua volta è azionista di Cinecittà Parchi, il veicolo societario che gestisce la costruzione del parco divertimenti. L’operazione è ambiziosa perché, nel complesso intreccio delle controllate, i soci di Ieg hanno costituito altre due aziende, Edilparco e Cinecittà Natura, che nulla hanno a che vedere con il cinema, ma che si occuperanno di realizzare rispettivamente sui terreni di Castel Romano un’infrastruttura dedicata al commercio e un grande parco a vocazione naturalistica costeggiato da un lussuoso resort.

Il piano urbanistico dentro Cinecittà. Il 4 ottobre del 2010 il cda di Ieg si riunisce per approvare il piano di sviluppo di Cinecittà Studios. Il piano prevede, oltre alla realizzazione di un nuovo teatro sul modello del Teatro 5, la costruzione di un albergo, un complesso immobiliare, servizi di ristorazione, e un parcheggio sotterraneo. In molti gridano alla speculazione edilizia e ravvisano nel progetto l’ennesima dimostrazione che il business di riferimento degli azionisti privati non è più il cinema. Per rispondere alle critiche interviene direttamente il presidente di Ieg, Luigi Abete, e ribadisce che l’obiettivo degli interventi è modernizzare il sito, riuscendo a offrire maggiori servizi per le imprese, una migliore allocazione per le troupe e un nuovo e moderno teatro di posa dove girare i film. Il 30 aprile scorso la Corte dei Conti si esprime sul progetto e ricorda: “Il 3 dicembre del 2009 il Nucleo antiabusivismo edilizio ha posto sotto sequestro l’immobile. Nel febbraio del 2010 è stato disposto il dissequestro dietro presentazione di un progetto di adeguamento finalizzato al rilascio di un permesso a costruire in sanatoria”.

“Di fronte alla concessione in sanatoria  –  prosegue la relazione della Corte  –  il Comune di Roma ha richiesto il pagamento di 423.700 euro”. Il 21 dicembre del 2011 viene invece firmato l’atto d’obbligo con cui Cinecittà Studios si impegna a mantenere la destinazione d’uso dei locali e a sostenere gli oneri di urbanizzazione. E oggi  –  rivela la Corte dei Conti  –  è prossimo il rilascio del permesso di costruzione.

Attualmente i lavori sono fermi, i terreni sono stati ripuliti e recintati, e molti sono convinti che gli interventi urbanistici

siano uno dei nodi più intricati nella trattativa con il ministero dei Beni Culturali. Tante domande rimangono sul tavolo e nessuna delle due parti ha ancora svelato pubblicamente le sue carte.
Un silenzio preoccupante, che allunga l’ombra della crisi sugli Studios di Cinecittà.

(da La Repubblica online)