La Cavalleria pedalante della mobilità alternativa

Giugno 30, 2015 AmbienteMobilità e Trasporti

In anni ormai lontani, prima che l’Italia si trasferisse in massa sulle quattro ruote del motore a scoppio, a dominare le nostre povere strade era ancora la bicicletta. Con lei si andava a lavorare e a scuola. Con la bicicletta arrivava l’arrotino, passava di notte la guardia notturna, girava l’operaio dell’Acea per cambiare le lampadine ai vecchi lampioni. Con quelle sistemate a triciclo passava il lattaio, il “peracottaro” (più propriamente rivenditore di pere cotte) e quello delle ricotte. D’estate il gelataio con le due vaschette rigorosamente al cioccolato e al limone, oppure il rivenditore dell’acqua minerale con i fiaschi impagliati riempiti all’Acqua Egeria della Caffarella o alle Capannelle. In bicicletta arrivava pure la “levatrice” per assistere le partorienti. In tutto questo trafficare di pedali non era raro nelle cronache dei giornali trovare la notiziola: “Pedone investito da ciclista”. La bicicletta già agli inizi del secolo scorso era entrata anche nell’esercito, in dotazione ai bersaglieri per farli correre più veloci incontro al nemico. E su di essa viaggiavano pure il maresciallo e l’appuntato dei carabinieri in servizio di ordine pubblico. E poi c’era la bicicletta inforcata da grandi campioni come Coppi e Bartali che faceva sognare l’Italia; le loro salite vittoriose sui passi dolomitici, sui Pirenei in Spagna e le fughe dal gruppo sulle pianure di Francia facevano rinascere negli italiani un po’ d’orgoglio nazionale, dopo le tragiche vicissitudini di una guerra perduta dalla parte sbagliata. Ma la bicicletta era servita anche a salvare l’onore nazionale durante l’occupazione nazifascista. Su di essa avevano viaggiato le staffette partigiane, portando armi e ordini ai distaccamenti dei “ribelli”, e i partigiani gappisti nelle città per colpire il nemico nei suoi rifugi più sicuri. Tanto è vero che a un certo punto i tedeschi ne vietarono la circolazione. Anche la Resistenza aveva camminato sui sellini delle biciclette.

Poi, nel dopoguerra, arrivarono le motociclette e, infine, le automobili. L’Italia si ricoprì di lamiere e di smog, e sembrò dimenticare le vecchie due ruote per la mobilità quotidiana. Almeno nelle grandi metropoli. Oggi proprio nelle grandi città metropolitane la vecchia bici è stata riscoperta come mezzo di locomozione. E i ciclisti si organizzano in gruppi di attività per rivendicare percorsi ciclabili e protetti nell’ambito del territorio urbanizzato.

Uno di questi si è voluto chiamare “settimo biciclettari”. Sono ciclisti che oltre a pedalare vogliono far diventare la bici un pezzo forte della mobilità cittadina. Il gruppo, nato alla fine dello scorso anno, è impegnato nella battaglia per la creazione di una rete significativa di piste ciclabili nel VII municipio. L’asse principale di questa maglia dovrebbe essere il percorso che va da Grottaferrata-Morena fino al Circo Massimo passando per la “Grande bellezza” dei Parchi del Municipio: Acquedotti, Tor Fiscale, Tombe Latine, Caffarella. Concepiscono la bicicletta sia come un mezzo da diporto che di vero e proprio trasporto ecologico alternativo all’automobile. Gli piacerebbe che Roma divenisse, per percorsi protetti ciclabili, come Berlino, Londra, Parigi, Bruxelles e altre grandi capitali europee. Sono nelle loro molteplici iniziative collegati alla Comunità Territoriale di cui si sentono l’ala pedalante. Come il “settimo cavalleria” dei film western americani arrivava all’ultimo momento a salvare i poveri coloni bianchi dall’assalto dei pellerossa, loro vorrebbero salvare i polmoni e il territorio dall’assalto dello smog e dell’inquinamento che esce dai tubi di scappamento delle automobili. E anche dal cemento.

In questi mesi hanno lavorato, pardon, pedalato molto. Guardano con speranza all’annunciato progetto giubilare di un GRAB (Grande Raccordo Anulare della Bicicletta) e a tutte le altre promesse ciclabili fatte dai ciclisti al potere, Sindaco Marino e il Ministro delle Infrastrutture Delrio.

Chiedono itinerari sicuri, per cancellare dai bordi delle strade quelle bici sgarrupate e bianche, tristi lapidi che segnano le troppe morti dei ciclisti, centinaia ogni anno, investiti da auto e camion.

Insomma vorrebbero che la bicicletta diventasse non più segno di una società industriale povera come lo è stata nella prima parte del secolo scorso, ma  segno di una nuova civiltà, più distesa e salubre, meno frenetica e stressata, più dolce anche nella mobilità. Per saperne di più sul loro conto, sulle loro battaglie, iniziative, proposte e obiettivi, abbiamo intervistato il coordinatore e l’animatore del “settimo biciclettari” Dario Piermarini.

Ingegner Piermarini che cosa vi ha mosso a fondare il “settimo biciclettari”?

Il Settimo Biciclettari è nato seguendo lo spirito costituente, se così si può definire, della Comunità Territoriale del VII municipio: affrontare i problemi dei nostri quartieri in maniera unita e coordinata, coinvolgendo tutte le realtà rappresentative del territorio. Sul tema della ciclabilità e della mobilità sostenibile, con i comitati di quartiere e le associazioni del nostro territorio, siamo riusciti a metterci intorno a un tavolo facendo emergere le criticità di un tessuto urbano che è nato e si è sviluppato senza tener conto dei pedoni e dei ciclisti.

Il Settimo Biciclettari è costituito da persone che chiedono semplicemente di poter utilizzare la bicicletta come qualsiasi altro mezzo di trasporto; questo è un principio che può essere sposato da chiunque, a prescindere che si muova a due o a quattro ruote, considerando che una bici in più in circolazione è un’auto in meno nel traffico.

Nelle città europee più innovative di Roma sul tema della mobilità (l’elenco inizia ad essere lungo), si è notata una correlazione stretta, diretta, inequivocabile tra questi tre fattori: qualità della vita, riduzione del traffico, politiche per favorire la mobilità sostenibile e il trasporto pubblico. Viviamo nella città più bella del mondo ma non siamo sicuramente i cittadini più felici del mondo: forse è il caso di iniziare a cambiare il nostro modello di vita.

Quali iniziative avete organizzato finora?

Per attuare questo cambiamento “dal basso” ci siamo mossi e ci stiamo muovendo su due fronti: il primo verso le istituzioni e il secondo verso noi cittadini. Non possiamo cambiare la politica se prima non iniziamo noi a vedere e vivere la città in un modo diverso. Per questo la sensibilizzazione sul tema della nuova mobilità è una nostra priorità. Abbiamo organizzato moltissime iniziative in questo senso e molte altre sono state già in cantiere. Cerchiamo di portare le persone a riappropriarsi degli spazi urbani che vengono quotidianamente sottratti a chi si muove a piedi o in bici, puntiamo a valorizzare le bellezze del nostro territorio, coinvolgiamo gli amministratori affinché si sviluppi la consapevolezza che sulla strada non circolano solo le automobili, organizziamo incontri e dibattiti sul tema della mobilità dolce con chiunque abbia voglia di ascoltarci. Un lavoro incessante e faticoso ma che inizia a darci anche le prime soddisfazioni: le persone si avvicinano alla nostra realtà, vogliono sapere, si documentano sulle nostre proposte, partecipano alle iniziative che organizziamo. I romani sono pronti per il cambiamento. Era il mandato elettorale consegnato dai cittadini al Sindaco Marino ma che finora è stato purtroppo disatteso.

Voi avete come obiettivo la creazione di una rete di piste ciclabili. Quelle che già ci sono non vanno bene?  Quali sono quelle più urgenti e preminenti che chiedete di realizzare?

Va fatta una premessa. Le piste ciclabili esistenti sono state tutte (e sottolineo tutte) progettate senza una logica razionale e organica, inutili perché non raccordate tra loro e con il tessuto urbano. Per spiegare questa assurdità faccio spesso il paragone con la rete stradale e di quanto sia indispensabile l’interconnessione tra i singoli tratti.

Il lavoro che abbiamo svolto con il gruppo tecnico del Settimo Biciclettari è stato quello di partire dalle esigenze di mobilità dei singoli quartieri e capire quali interventi erano necessari. Un vero e proprio processo partecipativo nato spontaneamente e che ci ha visto coinvolti per mesi e mesi con incontri e sopralluoghi. Il risultato è stato un progetto che è consultabile sul sito del Settimo Biciclettari (www.settimobiciclettari.wordpress.com ) in cui sono state individuate delle priorità di intervento, sono state inclusi i percorsi ciclopedonali già esistenti creando finalmente la rete che mancava, sono state massimizzate le “vie dei parchi”. Da una prima stima che abbiamo fatto, solo l’Asse degli Acquedotti che è una sorta di consolare ciclabile per il Settimo Municipio, è lunga più di 22 km, ottenuti in gran parte sfruttando i parchi del nostro territorio e questo comporta l’abbattimento dei costi di realizzazione.

La prima priorità per il Settimo Biciclettari è la realizzazione del sottopasso del Grande Raccordo Anulare all’altezza del Parco degli Acquedotti (Via Lucrezia Romana); questo sottopasso rientra tra gli impegni presi quindici anni fa da ANAS SpA nell’accordo di programma con il Comune di Roma. Un intervento, quindi, che non richiede oneri per le casse comunali ma solo la volontà politica di dare seguito a quanto doveva essere già realizzato molto tempo fa. Grazie a questo sottopasso si potrà ricucire la parte extra-GRA del Settimo Municipio, mettendo le basi dell’Asse degli Acquedotti.

Il vostro gruppo oltre a perorare la causa della bicicletta che rapporto ha con gli altri problemi del territorio?

E’ chiaro che il Settimo Biciclettari nasce con una missione ben precisa e tutte le forze del gruppo sono tese al raggiungimento di questo obiettivo. Tuttavia lo status di “biciclettari” non ci esime dagli altri temi e dalle altre problematiche del territorio. Come gruppo di lavoro della Comunità Territoriale ed essendo molti di noi impegnati anche nei rispettivi Comitati di Quartiere, ci ritroviamo anche ad affrontare problematiche che non sono solo legate alla mobilità sostenibile. Così anche il Settimo Biciclettari ricalca un po’ questo modus operandi e cerca di farsi testimone delle iniziative e delle problematiche che ci sono sul nostro territorio. Proprio in questi giorni stiamo spingendo, insieme a tutti i comitati della Comunità Territoriale, il Sindaco Marino affinché non vengano più concesse ulteriori deroghe agli autodemolitori presenti nel Municipio.

Da “Abitarearoma.net” giornale on line dei Municipi romani
“Settimo Biciclettari”. La cavalleria pedalante della mobilità alternativa
Intervista al coordinatore Dario Piermarini
A cura di Aldo Pirone – 26 giugno 2015