L’esproprio “dimenticato” di una piccola Pompei sotto il Parco dell’Appia Antica

Dicembre 13, 2016 Ambiente

Raccontiamo la storia dall’inizio: nel 1988 l’associazione di volontariato Comitato per il Parco della Caffarella raccoglie 13.000 firme di cittadini per chiedere l’esproprio della Caffarella e le consegna all’allora Sindaco Franco Carraro e al Parlamento Italiano. Quest’ultimo recepisce la petizione e nel 1990 inserisce nella Legge Interventi per Roma Capitale della Repubblica la somma di 26 miliardi di Lire per l’esproprio della Caffarella (Legge n. 396 del 15/12/1990).

Nel 1994, nel corso della presentazione del libro del Comitato La valle della Caffarella – la storia ci racconta, il Sindaco Francesco Rutelli appena eletto, chiede al Comitato di partecipare alla redazione del Piano di Utilizzazione della Caffarella. Tale piano è un atto propedeutico fondamentale per la realizzazione dell’esproprio, i cui primi 70 ettari di Caffarella verranno acquisiti nel 1998, sempre dall’amministrazione Rutelli, e inaugurati nel 2000.

Successivamente il Comitato però si rende conto che erano stati spesi solo una parte dei 26 miliardi previsti dalla Legge per Roma Capitale della Repubblica e chiede al successivo Sindaco Walter Veltroni un nuovo esproprio. Pertanto nel 2005 si effettua un nuovo piano di acquisizioni di ulteriori 40 ettari di Caffarella e di 3 casali, tra cui la Vaccareccia (confronta sito del Comitato www.caffarella.it, clicca su: 2005 Decreto di esproprio Veltroni; ordinanza 2° esproprio; esproprio Ubi Vadis).

Nel 2015 il Comitato si accorge che qualcosa ancora non va in questo secondo esproprio; inizia pertanto una serie di accessi agli atti nei confronti del Dipartimento Patrimonio della Giunta presieduta dal Sindaco Ignazio Marino. A seguito della mancata risposta del Dipartimento e della caduta della Giunta Marino, il Comitato effettua nuovi accessi agli atti, sempre nei confronti del medesimo Dipartimento, durante la Giunta presieduta dal commissario Tronca. Purtroppo anche in questo caso non si hanno risposte; permane il silenzio anche nei confronti della successiva diffida e denuncia da parte del Comitato (clicca su denuncia al prefetto).

L’associazione scopre però che nello Statuto del Comune di Roma esiste una norma che, in caso di inadempienza da parte del dirigente di un Dipartimento, prevede l’attivazione di poteri sostitutivi. Il Comitato scrive pertanto alla vicesegretaria generale del Campidoglio Mariarosa Turchi ed ottiene da quest’ultima finalmente la possibilità di accedere ai documenti in possesso del Dipartimento Patrimonio (clicca su concessione poteri sostitutivi). Ecco che i sospetti del Comitato diventano realtà: dei 40 ettari di Caffarella espropriati nel 2005 ce ne sono ben 11 lasciati nel 2007 in detenzione precaria agli ex proprietari. Ciò è pienamente confermato dai documenti ottenuti attraverso altri accessi agli atti, che vengono tempestivamente concessi sia dalla Soprintendenza Archeologica che dall’Ente Parco Appia Antica (confronta link dell’Ente Parco Appia Antica).

Si tratta di 5 aree di grandissimo pregio con accesso da via Appia Antica ai civici 27, 41, 43-45, 51 e da via della Caffarella, 15 (vedi figura sottostante).

Ci troviamo nel tratto dell’Appia Antica subito fuori Porta S. Sebastiano. È questa la zona del laghetto e del Domine Quo Vadis , del sepolcro di Geta, dell’Acquataccio, tra il I e il II miglio della via; qui nell’antichità si trovava l’area sacra di Marte Gradivo, un culto antichissimo legato alla fondazione stessa di Roma, è all’interno di questo santuario che – secondo la tradizione – avviene l’incontro amoroso tra Rea Silvia e il dio, da cui nasceranno Romolo e Remo. L’importanza del culto è tale che il sito del tempio viene ricercato sin dal Cinquecento, ma senza successo. Nel 1970 la Soprintendenza Archeologica trovò delle strutture di epoca repubblicana che potrebbero essere attribuite proprio al tempio di Marte, ma gli scavi furono condotti con grande fretta, tanto che la natura delle strutture non fu riconosciuta e le stesse vennero nuovamente interrate. Il tempio è stato così “riscoperto” tra le carte di archivio dalla dott.ssa Rachele Dubbini, che a riguardo ha di recente pubblicato il volume Il paesaggio dell’Appia ai confini dell’Urbs, la valle dell’Almone in età antica, Edipuglia 2015. La stessa dott.ssa Dubbini, in una intervista all’adnkronos, parla di questa scoperta come di un evento di grandissima importanza storico-archeologica, paragonando questo sito ad “una piccola Pompei sotto il Parco dell’Appia Antica”: il sito fu infatti abbandonato già  nell’antichità e da allora nessuno lo ha più utilizzato. La localizzazione di questo autentico tesoro archeologico è al civico 43-45 di via Appia Antica in un’area degradata, deturpata da una concessionaria Hyundai (si confronti figura seguente).

Nessun degrado, ma estrema cura dei particolari e ricerca del bello lo troviamo nel precedente civico 41, analogamente espropriato dal Comune e lasciato, come gli altri, GRATIS agli ex proprietari. Basta andare sul sito di Villa Geta, e si potrà ammirare la bellissima villa e sepolcro di Geta (confronta foto sottostante). Ecco come quest’area espropriata fornisca invece lauti guadagni ai gestori, grazie agli affitti per matrimoni, comunioni, feste di laurea, ecc. Si tratta quindi di attività a fini di lucro, come lo è il vivaio Idea Verde del civico 27.

Si capisce bene pertanto come questi 11 ettari di Caffarella, espropriati e lasciati dal Comune ai vecchi proprietari, rappresentino un affronto alla cultura, all’ambiente, ma anche ai contribuenti che hanno visto dirottare gli oltre 800.000 euro dell’esproprio dalle loro tasche a quelle degli ex proprietari, senza poter mai fruire di questi beni pubblici. Ricordiamo inoltre che questi “detentori precari dei beni espropriati” dal 2007 non hanno mai pagato un euro di affitto al Comune. Se il Comitato non avesse scoperto questa autentica beffa non ci sarebbe stato nulla di più definitivo di questa “detenzione precaria a costo zero”.

Cosa abbiamo fatto per fermare questo abuso: scoperto il fattaccio, il Comitato per il Parco della Caffarella ha deciso di intervenire nei modi seguenti:

  1. inserendo sul sito internet dell’associazione www.caffarella.it tutti i documenti ottenuti, per consentire a chiunque di poter finalmente leggere quanto veniva in precedenza nascosto;

  2. incontrando i Presidenti appena eletti dei Municipi VII e VIII, che si dividono la giurisdizione delle aree, mettendoli a conoscenza di questo abuso;

  3. scrivendo ripetutamente agli Assessori capitolini all’Ambiente (Paola Muraro) e all’urbanistica (Paolo Berdini) senza avere alcuna risposta ;

  4. chiedendo agli iscritti alla mailing list dell’associazione di inviare una e.mail alla Sindaca Virginia Raggi (il fac simile del testo da noi proposto si trova sulla home page del sito www.caffarella.it);

  5. costatato il silenzio della nuova amministrazione, rilasciando interviste a: Roma Today , a La Repubblica, al Corriere della Sera e, congiuntamente alla dott.ssa Rachele Dubbini, ad ADN CRONOS.

A seguito di ciò il 28 novembre, su sollecitazione della presidente della Commissione Patrimonio Valentina Vivarelli, si sono riuniti tutti gli uffici per fare il punto sulla situazione e il successivo 2 dicembre si sono riunite congiuntamente le commissioni Ambiente e Patrimonio di Roma Capitale. Eravamo presenti ad entrambe le riunioni e abbiamo avuto modo di verificare la manifestata volontà politica di risolvere questo problema. Ai consiglieri preoccupati per la carenza di soldi necessari agli eventuali interventi di ripristino, sia noi, che il direttore dell’Ente Parco dell’Appia Antica Alma Rossi, abbiamo comunicato che da 6 anni sono a disposizione delle casse comunali un milione di euro destinati alla Caffarella, all’interno del piano di riqualificazione delle ville storiche. Ci sono i soldi e, sembra, la volontà politica: staremo a vedere, ma noi continueremo a vigilare.

Chiediamo pertanto a tutti di sostenerci in questo impegno civico continuando a premere sulle istituzioni affinché venga ristabilito il diritto, si riaffermi la cultura, si protegga l’ambiente e si possa finalmente fruire liberamente di un bene pubblico di enorme valore.

Roberto Federici

Associazione di volontariato Comitato per il Parco della Caffarella