Centralità Romanina. Scarpellini torna alla carica.

Marzo 5, 2014 Urbanistica

Bocciato negli anni scorsi da cittadini ed ex Decimo municipio lo stravolgimento speculativo del progetto previsto dal PRG. Il maldestro tentativo di riesumarlo e rilanciarlo con “panem et circenses”

di Aldo Pirone – 4 marzo 2014

Tutti sanno, almeno quelli che seguono le battaglie urbanistiche contro la speculazione edilizia a Roma, quali inaccettabili contorni abbia assunto la cosiddetta “Centralità urbana metropolitana” di Romanina.

Se ne è parlato più volte in TV, su Report di Milena Gabanelli il 5 maggio del 2008, sui giornali e, ultimamente, anche sui libri. Ultimo quello di Francesco Erbani Roma, il tramonto della città pubblica. E infine, ma non per ultimo, se n’è parlato in innumerevoli articoli su questo giornale.

Della faccenda inoltre, un vero e proprio caso di scuola della speculazione fondiaria, ne hanno discusso approfonditamente cittadini, associazioni e comitati di quartiere dell’ex X municipio durante tutto il 2012 quando la Giunta comunale guidata da Alemanno presentò un “cosiddetto accordo di programma” che stravolgeva completamente il già discutibile, molto discutibile, progetto previsto dal PRG. Ma ricordiamo agli immemori, o ai finti tali, che cosa dicevano i numeri del “progetto Scarpellini” elaborato dall’archistar Manuel Salgado.

La densificazione delle cubature passava dal 1.130.000 mc. previsto dal PRG a 1.920.000. Il rapporto fra cubature fissato in 60% pubbliche, 20% private, 20% flessibile, passava a 5% pubbliche e 95% private. L’abitativo passava da 225.878 a 1.290.000 mc. Venivano praticamente azzerate le funzioni direzionali pubbliche che dovrebbero costituire il cuore della centralità urbana metropolitana nonché il cosiddetto “magnete” riqualificativo della periferia circostante, a favore di circa 4.000 appartamenti in palazzoni di 8 piani di altezza per 160 metri di lunghezza, interpuntati da tre torri alte 64 metri. Il tutto alle pendici dei Castelli romani sotto Frascati. In mezzo a tanta abbondanza di residenziale Alemanno-Corsini, o meglio Scarpellini, avevano trovato spazio anche per la beneficenza: 48.000 metri cubi di non meglio precisata tipologia “abitativa collettiva” per 400 abitanti dei complessivi 10.700 nuovi residenti. Uno stravolgimento insostenibile e indifendibile anche per i costi. Risibili i 364 milioni circa fra oneri e contributo straordinario dell’imprenditore, quasi tutti assorbiti dalle opere primarie dentro la sua centralità, mentre tutto il resto, compresa la preliminare questione dell’infrastrutturazione del trasporto su ferro (allungamento della metro A leggera o pesante che fosse), rimaneva a carico per il 90% del Comune e cioè dei cittadini tutti. A spanne, complessivamente, fra i 5 e i 600 milioni.

La discussione su simile obbrobrio, di cui sono ancora reperibili gli audiovideo sul sito del Dipartimento comunale alla Programmazione e attuazione urbanistica, si concluse con un’assemblea partecipativa pubblica, il 18 dicembre 2012, che però, avendo i cittadini rigettato completamente la proposta alemanniana e corsiniana, non è mai apparsa sul sito web comunale e tanto meno, per ciò che riguarda i suoi esiti, nelle cosiddette premesse in narrativa nella delibera comunale. Si diceva che la consultazione era avvenuta ma non se ne diceva l’esito. A imperitura vergogna degli estensori di quell’atto.

Anche nell’istituzione Municipale, parliamo dell’ex Decimo municipio, se ne è discusso più volte a da diverse angolazioni. La questione di Romanina è stata anche oggetto di strumentalizzazioni interne al PD, di feroci scontri di correnti a suon di manifesti apocrifi, e fu perfino connessa a “leggerezze” compromissorie e pesanti cadute di stile dell’allora Presidente Medici per una casa acquistata dalla sua compagna, nei pressi di piazza Cavour, dalla società “Milano 90” dell’immobiliarista Sergio Scarpellini, che poi è il proprietario dell’area della Centralità. Malgrado lo sconcerto e il comprensibile trambusto il Municipio giunse il 21 dicembre 2012 a respingere all’unanimità (maggioranza di centrosinistra e minoranza di centrodestra) la famigerata delibera che poi morì ingloriosamente per strada senza giungere al voto nell’assemblea capitolina; per la dura opposizione dei comitati e l’ostruzionismo di alcuni benemeriti consiglieri comunali nonché per le resistenze interne al centrodestra.

Nel frattempo la “battaglia di Romanina” era stata oggetto di innumerevoli assemblee promosse sul territorio da diverse forze politiche, dalla Comunità Territoriale, dalla Rete di associazioni raccolte in “Cinecittà bene comune” e di squillanti manifesti contrari alla grande abbuffata speculatrice di varie forze politiche: dal PD a Rifondazione comunista a Sel all’IDV. Insomma un crescendo rossiniano, ma non generalizzato. Perché gli interessi speculativi ebbero anche i loro sostenitori. Il più ragguardevole fra tutti quello dell’ineffabile Luciano Ciocchetti, allora UDC, vicepresidente della Regione Lazio nella giunta Polverini. “Lucianone” venne sul territorio a perorare la causa del “metro leggero”, vero e proprio cavallo di Troia della speculazione scarpelliniana, prima di essere travolto e scomparire – almeno per ora, perché a volte ritornano – nel gorgo della debacle scandalistica di “Renatina gnè gnè”. Di conserva con il suo rappresentante municipale Matturro, s’inventò all’uopo anche un questionario distribuito al popolo basato sulla scontata domanda così riassumibile: “Oste è bono er vino?”. Per puro dovere di cronaca dobbiamo aggiungere che alla crociata pro cubature parteciparono attivamente anche alcuni consiglieri municipali e, ambiguamente, lo stesso assessore all’urbanistica del defunto Decimo municipio.

Le ultime notizie su Romanina centralità sono state le assicurazioni del sindaco Marino, appena eletto, e dell’assessore all’urbanistica Caudo: il progetto del PRG rimane intonso e quello di Alemanno-Scarpellini non lo prendiamo nemmeno in considerazione. Punto.

Oggi dobbiamo registrare, senza stupirci granché, il movimento sussultorio e agitatorio del simpatico “sor Sergio” che tenta di rilanciare sul territorio, dopo lo scarso successo istituzionale malgrado i finanziamenti accordati un po’ a tutti i partiti, i suoi interessi speculativi cercando di accattivarsi un qualche favore popolare. Prima è stato ospite dell’”Associazione Enrico Berlinguer” dove, dopo un acceso confronto con chi scrive, acceso da parte sua per la verità, è tornato a ripresentare in solitaria il suo progetto approfittando della oltremodo generosa, e a questo punto anche un po’ strana, ospitalità di quel genius loci. Ora, potendoselo permettere, ha tappezzato i muri del quartiere di Cinecittà invitando alle sue Officine Marconi, in occasione dell’8 marzo festa della donna, i cittadini ad una kermesse musical-mangereccia dove, ovviamente, ripresenterà al popolo i suoi interessi immobiliari, tramite slides accattivanti, spacciati come benefici per il territorio e per l’occupazione. Non siamo al panem et circenses di romana memoria, ma quasi. Nulla da eccepire per carità. L’immobiliarista cerca di fare e promuovere i suoi interessi.

In fondo quelli di offrire spettacoli e porchetta sono metodi più casarecci. Ci ricordano l’esilarante Aldo Fabrizi di “C’eravamo tanto amati”. E sicuramente meno costosi dei finanziamenti ai politici compiacenti. E nella nostra città gli interessi del “sor Sergio” – che nella sua grande generosità un aiuto, anche lavorativo, non lo nega a nessuno – sono più che ragguardevoli come ci dicono le recenti cronache dei giornali. Come al solito è la politica che non garantisce di saper resistere a simili sirene in nome della doverosa difesa degli interessi pubblici. Perché la bomba cementificatoria di Romanina, se dovesse esplodere, sarebbe la collettività a pagarla sotto molteplici aspetti e subendone altrettanti molteplici e deleteri effetti.

L’8 marzo, come sanno le donne, è sempre stata una giornata di lotta prima che di festa. Lotta per promuovere i propri diritti contro lo sfruttamento, lotta contro la violenza e il femminicidio in difesa della propria dignità e del proprio corpo. A noi piacerebbe che fosse anche una giornata di lotta contro lo stupro. Lo stupro del territorio. E se deve essere festa che non sia la “festa” a quel che resta del bel corpo della Romanina disteso sull’erba sotto Frascati.